Cosa ci si può aspettare quando si chiede supporto e/o consulenza psicologica?
Ci sono alcune credenze erronee su questo lavoro. Un esempio emblematico: chi è in difficoltà con stati ansiosi può desiderare che lavorando con lo psicologo l’ansia venga tolta dalla sua vita. Gli stati emotivi e cognitivi che possono essere avvertiti come spiacevoli, come l’ansia appunto, non sono soggetti a “eliminazione”. Ognuna di queste condizioni ha una sua funzione fondamentale per il buon funzionamento della persona e tutte sono frutto di centinaia di migliaia di anni di evoluzione della specie.
Il percorso psicologico spesso si fonda, piuttosto, sul fornire uno spazio di sicurezza e libertà dove poter gestire tutti i complessi turbamenti cognitivi, emotivi e/o somatici che una persona può esperire nel tentativo di affrontare la sofferenza di base o le emozioni più spiacevoli.
In altre parole, il dolore che noi proviamo in quanto esseri umani può essere considerato come una freccia che ci colpisce. Soffriamo fisicamente, proviamo un insieme complesso di emozioni e formuliamo domande, pensieri, idee. In alcuni casi, per una serie variegata di cause e motivi, la nostra mente può aver appreso a reagire in modi disfunzionali o disregolati a questa sofferenza, cercando di ignorarla, combatterla o altri modi. Queste dinamiche potrebbero favorire la nascita di un ulteriore dolore, una sorta di sofferenza “superflua” o una seconda freccia che ci colpisce. In queste condizioni, siamo portati ad agganciarci a credenze o significati rispetto alla situazione o a noi stessi (“me lo merito”, “sono troppo debole”, “questo dolore non può finire”, ecc.) che alimentano questo ciclo di sofferenza.
La possibilità di confrontarsi con uno psicologo può offrire la possibilità di portare alla luce queste dinamiche, costruire nuovi sensi e un significato in base alla propria storia e, così, assumere una nuova comprensione di se stessi di fronte al dolore, maggiormente libera e in potere di scegliere il modo in cui adattarsi all’ambiente interno ed esterno e prendersi cura di sé e delle persone a noi care.
Un percorso di questo tipo è rivolto sempre verso la comprensione di sé stessi, la quale facilita la presa di posizione rispetto al cambiamento. Non una mera conoscenza statica di “come siamo fatti” (in quanto la nostra mente e coscienza cambia sempre) e non un mero atto di cieco affidamento all’intervento tecnico; quanto il creare le condizioni per poterci sentire liberi di mettere in atto dei cambiamenti e sentire di avere le risorse per farne frutto della benevolenza e compassione verso noi stessi.